Riserva naturale Grotte di Aisone
Sito archeologico e di grande valore ambientale
La Riserva naturale Grotte di Aisone è stata istituita dalla Regione Piemonte, nel 2019, per tutelare il sistema di “grotte” a monte dell’abitato. Si tratta di formazioni geomorfologiche poco profonde, chiamate localmente les barsiaio, aperte all’interno di una movimentata fascia di calcescisti e di rocce calcaree. Occupate stagionalmente a partire dal Neolitico, rappresentano la testimonianza più antica della presenza umana nella Valle Stura.
La creazione della Riserva, motivata innanzitutto dall’interesse archeologico del sito, risponde anche alla richiesta dell’Europa di garantire la conservazione della biodiversità e soprattutto dell’avifauna presente compresa nella Direttiva “Uccelli” che tutela le specie a rischio di estinzione o vulnerabili perché legate ad habitat specifici.
Nei 26 ettari di superficie dell’area protetta, infatti, sono osservabili l'aquila reale, il falco pellegrino e nei periodi di migrazione, quando la Valle Stura diventa una delle rotte più importanti delle Alpi Occidentali, si possono individuare con facilità il biancone e il falco pecchiaiolo. Significativa è la presenza di una piccola colonia di taccole, una delle poche insediate nell’areale alpino. Capiterà senz’altro, camminando e guardando in alto, di veder sfrecciare la rondine montana, di scorgere tra gli arbusti l’averla piccola o il saltimpalo, di sentire il richiamo dell’upupa o il tambureggiare dei picchi rosso maggiore e verde. Gli ornitologi che hanno “occhi e orecchi addestrati” scopriranno numerose altre specie stanziali o di passo legati ad habitat caratterizzati da radure, pareti rocciose ed essenze forestali tipiche degli ambienti mesofili quali pino silvestre, rovere, frassino, alberi da frutto selvatici (ciliegi, noci, meli…), oltre che specie impiantate dall’uomo come il larice e l’abete rosso.
Di origine antropica è anche la presenza della vite, ora sporadica, ma un tempo molto diffusa sui campi terrazzati dove erano coltivate anche segale, patate e canapa. Quest’ultima, utilizzata per fabbricare corde e tessuti, durante la lavorazione veniva fatta macerare in acqua sorgiva, che era raccolta in vasche (localmente nais) tuttora visibili presso le “grotte”.
Le vigne erano numerose e, secondo quanto riportato dalle cronache del ‘700, dall’uva raccolta si otteneva una produzione di oltre 34.000 litri di vino. Vitigni di vari tipi sono stati impiegati fino all’inizio del secolo scorso, poi le coltivazioni sono state via via abbandonate, anche a causa degli esiti non positivi di alcune sperimentazioni di reimpianto, l’ultima della quali risalente agli inizi del 2000.
La Riserva racchiude entro i suoi confini una flora che si caratterizza per la presenza di diverse specie di orchidee, tra queste particolarmente preziosa è Ophris x albertiana, raro ibrido tra O. apifera e O. fuciflora. Altre perle botaniche sono le endemite Alyssum ligusticum, Phyteuma villarsii, Saxifraga callosa (diffusa negli ambienti mediterranei e non comune nelle Alpi), la felce delle grotte Adiantum capillus-veneris e la stipa pennata, pianta che, come la ginestra e la clematide vitalba, abbondanti in loco, era utilizzata nella preistoria per la fabbricazione di corde.
Nell’area protetta, in particolare nelle mezze stagioni, si osservano cervi, caprioli e camosci. Al visitatore più attento, attraverso l’osservazione di impronte o fatte (escrementi), non sfuggirà l’opportunità di rilevare la presenza di mammiferi più elusivi come il tasso, la faina e la martora.
La Riserva delle Grotte di Aisone, nonostante la sua modesta superficie, racchiude dunque un notevole patrimonio naturale e culturale, la cui tutela e valorizzazione sono state affidate dalla Regione Piemonte all’Ente di gestione delle Aree Protette delle Alpi Marittime.